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Di Carlo nel suo lavoro racconta, con una simpatia che non cede alla rassegnazione, il mondo dei vinti. Ma non c'è nostalgia per gli sconfitti né per un regime o una monarchia in disarmo, operazione oggi in gran voga tra chi vuole rivedere e contestare, anche con ottime ragioni, la storia scritta dai vincitori. Un autore che a un secolo e mezzo di distanza voglia raccontare quelle vicende, e farlo da storico, cioè da cronista che lascia parlare i fatti, ha l'obbligo di spiegare cosa ha cercato, di presentare una documentazione inedita, altrimenti finisce per iscriversi alla lunghissima schiera dei dilettanti che copiano un vecchio testo trovato in soffitta, credendo di aver scoperto chissà cosa. In questo caso l'operazione che viene effettuata è completa-mente diversa e coinvolge l'intero Gargano in un complesso gioco di intrecci e alleanze.